TATUAGGI. ECCO PERCHÉ’ SONO BANDITI IN GIAPPONE!

TATUAGGIL’Irezumi, ovvero l’arte dei tatuaggi, ha una storia lunghissima in Giappone, e trova le sue origini addirittura migliaia di anni fa. Si pensa che già nel periodo Jomon (dal 10000 a.C. al 300 a.C.) i tatuaggi venissero utilizzati per scopi decorativi e spirituali.

La tradizionale tecnica Tebori, tutt’oggi utilizzata dagli Horishi, i maestri giapponesi dell’Irezumi, consiste nel tatuare a mano utilizzando degli aghi d’acciaio di dimensioni piuttosto grandi, fissati ad una bacchetta di bambù o di altri materiali (oggi si preferiscono il titanio o l’acciaio per ragioni igieniche).
Come facile immaginare, questa tecnica è veramente dolorosa e richiede tempo, ma permette di realizzare disegni con gradazioni di tonalità molto difficili da ottenere con altri sistemi.

TATUAGGI

A discapito della storia millenaria, al giorno d’oggi i tatuaggi sono tutt’altro che ben visti nella società giapponese. In posti come piscine pubbliche e palestre, ma soprattutto nei bagni termali, è estremamente comune trovare cartelli di divieto d’accesso indirizzati alle persone tatuate.
Non importa se il vostro tatuaggio è piccolo e si vede a malapena, il marchio che avete sul corpo vi negherà comunque l’accesso ad una lunga serie di luoghi, sia pubblici che privati.
Chi vive qui, o chi ha visitato il Giappone almeno una volta nella propria vita, è probabilmente al corrente di questa consuetudine, ma quali sono le ragioni della messa al bando dei tatuaggi?

TATUAGGI

Il motivo principale del bando è l’associazione ideologica che viene fatta col mondo criminale. Nella Yakuza, la temuta mafia giapponese, fra gli affiliati è pratica comune tatuarsi l’intero corpo, di conseguenza l’arte degli Irezumi ha assunto nell’immaginario collettivo una connotazione molto negativa.
Ovviamente i tatuaggi non sono un’esclusiva dei gangster, anche in Giappone ci sono numerosi personaggi dello spettacolo e giovani ragazzi che fanno sfoggio di tattoo solo per ragioni estetiche, ma questo fino ad oggi non è servito ad abbattere i pregiudizi.

TATUAGGI

Oltre all’associazione con la Yakuza, ci sono altre ragioni storiche che hanno contribuito a rafforzare l’immagine negativa dei tattoo.
All’inizio del periodo Edo i tatuaggi venivano comunemente utilizzati per “marchiare” a vita i criminali. Questo trattamento era riservato a chi si macchiava dei crimini più gravi, rendendo i colpevoli riconoscibili ed estromettendoli dalla partecipazione alla vita sociale.
Verso la fine del diciannovesimo secolo, quando il Giappone si aprì al mondo esterno dopo secoli di totale chiusura, i tatuaggi vennero banditi dai governanti, per il timore che questa forma d’arte venisse considerata barbarica dagli stranieri.
Seppur le leggi dell’epoca vietassero ai nativi di tatuarsi, nei confronti dei forestieri non veniva applicata alcuna restrizione, e proprio per questo motivo molti marinai si facevano tatuare dagli artisti giapponesi, che continuarono a prosperare.

Consigli per chi ha tatuaggi e viaggia in Giappone

Siccome nell’immaginario collettivo i tatuaggi sono collegati al mondo della criminalità, è buona norma cercare di non metterli troppo in mostra quando siete in viaggio in Giappone.
Soprattutto nell’eventualità di controlli da parte delle autorità locali, portare dei tatuaggi in bella vista potrebbe farvi apparire come “persone sospette”, ed essere sottoposti a maggiori controlli, con conseguente perdita di tempo.
Se volete entrare in un bagno termale, in una piscina o in una palestra, in cui è fatto divieto d’accesso alle persone tatuate, sappiate che se il vostro tatuaggio è piccolo potete coprirlo con un cerotto o una benda, e nessuno avrà nulla da ridire.
Nel caso in cui i vostri tatuaggi siano troppo grandi per essere coperti, in alcuni onsen potrete riservare una stanza privata, senza incorrere in restrizioni.

 

(Fonte italiajapan.net)